La dieta contro l’osteoporosi: le ossa si consumano con alti livelli di zucchero nel sangue
In molti considerano l’indebolimento osseo come una naturale conseguenza del processo di invecchiamento del tessuto scheletrico. Questo almeno in parte può essere vero, ma quando l’osteoporosi colpisce precocemente soggetti di 40-50 anni e l’osteopenia (indebolimento della struttura scheletrica anticamera dell’osteoporosi) si presenta già a 30 anni, questo dogma viene prontamente smentito.
Il tessuto osseo subisce processi continui di rimodellamento e grazie all’incessante attività di turn over osseo si può constatare che ogni 10 anni lo scheletro viene completamente rinnovato.
Esistono cellule specifiche chiamate osteoblasti che formano matrice ossea, altre cellule, gli osteoclasti che effettuano un’azione di riassorbimento.
Per semplificare il concetto possiamo così sintetizzare: nell’osteoporosi si verifica una condizione di iperattività degli osteoclasti che conduce alla degradazione cronico progressiva dell’osso.
Le terapie oggi impiegate per contrastare l’osteoporosi si basano principalmente sull’inibizione degli osteoclasti, ma, le stesse terapie comportano come conseguenza un effetto inibitorio anche sugli osteoblasti con conseguente interruzione del turn over osseo e indebolimento generalizzato di tutto il tessuto scheletrico.
Tale condizione non fa altro che predisporre un aumento significativo del rischio di fratture ossee molto dolorose e difficili da guarire.
Il tessuto scheletrico è uno dei tessuti maggiormente vascolarizzati. Un adeguato apporto di sangue ricco di nutrienti e di ossigeno è vitale per il buon funzionamento delle cellule ossee.
Quando il sangue è però troppo ricco di zuccheri (iperglicemia legata all’assunzione con la dieta di carboidrati raffinati o zuccheri in eccesso) determina una condizione di acidosi che deve venire prontamente corretta da sistemi tampone di cui è dotato l’organismo. Il principale sistema tampone è rappresentato dai Sali minerali di cui le ossa rappresentano la riserva aurea.
Ogni qualvolta il pH vira verso una condizione di acidosi lo scheletro dona i suoi Sali e si indebolisce fortemente, per cui possiamo definire l’iperglicemia una potenziale condizione predisponente l’aumento del rischio di sviluppare osteopenia-osteoporosi.
Per aiutare l’organismo nella correzione del pH occorre assumere in adeguata combinazione alimenti dall’azione acidificante e basificante, oltre a porre una forte limitazione al consumo di carboidrati raffinati (prodotti con farine 00, dolciumi, marmellate, gelati, etc) dall’elevato carico zuccherino.
Dr.ssa Monia Senni Biologa Nutrizionista